( nella foto: NINO MANFREDI )
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giovedì 20 marzo 2014
mercoledì 19 marzo 2014
sabato 15 marzo 2014
MATTEO, SE CI SEI, BATTI UN COLPO. SARAI CREDIBILE SOLO SE SPAZZERAI VIA QUESTE SCHIFEZZE
da www.tiscali.it:
"Lei è morto da sei anni, ci renda 72mila euro di pensione": l'incredibile storia del pensionato Francesco
di Ignazio Dessì
“Scusate, ma io sono vivo”, ha
detto con educazione ai disorientati impiegati comunali dopo aver
ricevuto la notizia di “essere morto”. Eppure, secondo la burocrazia
impazzita, è così. E ci sono volute rabbia e determinazione, più
l’intervento dei giornalisti, per ottenere almeno la promessa di una
soluzione. Per poter sperare di sfuggire ai problemi creati da
quell'errore. E sono tanti. Gli hanno per esempio bloccato la pensione e
precluso l’acquisto delle medicine. Un morto infatti quei diritti non
può averli. La storia comunque è incredibile e merita un
approfondimento. Se non altro per mettere a nudo i toni surreali di
certa burocrazia. Una breve ricerca, un numero di telefono e parte la
chiamata per l'intervista. Quando risponde Francesco scherza: “Sì, sono
proprio io. Il morto. E come può sentire sto piuttosto bene”. Poi
racconta.
In un bel giorno
d'inizio febbraio, lui, Francesco Giuzio, 79 anni, di Bari, riceve una
telefonata dalla sua banca. Lo avvertono che le rate della pensione
Enasarco e Inps sono state bloccate. Risulta deceduto. Giuzio non sa se
ridere o piangere. Ma è un uomo gagliardo, fondamentalmente allegro, e
nella vita ne ha viste di cotte e di crude. Nonostante i guai opta “per
la prima soluzione”. Almeno così racconta alla cornetta, intervallando
il tutto coi ricordi sulla Sardegna, dove ha fatto il militare nel ’58 e
confessa di aver lasciato il cuore.
E’ stato il comune di Bari a dichiararlo ufficialmente defunto,
comunicando il decesso ad altri enti come l’Inps. Così gli hanno
bloccato l'assegno. E se non bastasse, l’ente di previdenza gli ha
chiesto pure la restituzione di 72mila euro "indebitamente" percepiti
nel periodo successivo alla sua “dipartita”. Francesco è sconcertato.
Chiede spiegazioni agli uffici del comune e viene a sapere che il suo
trapasso risale al 2008 (alla stessa data in cui purtroppo gli è morto
un figlio di 37 anni, ndr) anche se ne hanno preso atto
solamente nel 2014. Passato a miglior vita da almeno 6 anni, insomma.
Eppure si presenta in Municipio in carne ed ossa. Basterebbe questo per
risolvere tutto. Non per la burocrazia italica, però, che ha riti e
tempi tutti particolari. Infatti i giorni passano e la pensione resta
bloccata. E nessuno gli spiega nemmeno come sia avvenuto il disguido.
“Silenzio assoluto”, sospira. Assurdo, ma è così. Gli consegnano solo
un certificato di esistenza in vita, ed è lui a dover correre da un
ufficio all’altro.
Del resto i guai si moltiplicano
e il povero pensionato entra in una spirale perversa. Al laboratorio
dove fa regolarmente i prelievi per controllare il diabete gli dicono
che la Asl rigetta le sue richieste di analisi perché risulta morto.
Alla banca gli comunicano che hanno chiesto di congelargli le somme
accumulate “post mortem”. La pensione continua a non arrivare. Insomma i
problemi aumentano e la disperazione pure. Così torna all'Inps per
pretendere di essere riconosciuto vivo e porre fine all’incubo. Per
riappropriarsi della propria esistenza. Ma i documenti rimbalzano da un
ufficio all’altro e il tempo continua a scorrere. La burocrazia è un
mostro terribile nel nostro Paese e Kafka le fa un baffo.
La storia è allucinante
ed urta soprattutto per un fatto: che una volta preso atto della
situazione chi di dovere non sia corso subito a porvi rimedio. Così
rimbalza su giornali e tv locali, l’indignazione dell’opinione pubblica
sale e - guarda caso - qualcosa si muove. “Proprio oggi un dirigente
Inps mi ha chiamato e mi ha promesso che presto, dopo due mesi di
blocco, riavrò la pensione”, rivela Francesco al telefono. Sarà vero?
Staremo a vedere. Lui lascia spazio solamente a una riflessione amara:
“In Italia, per poter ottenere il dovuto, bisogna sempre ricorrere a
qualche santo protettore, oppure ai media. Se stai zitto non ottieni
nulla, anche se ti spetta... in maniera lampante”.
13 marzo 2014
lunedì 10 marzo 2014
ISPEZIONI SUL LAVORO: IL CERCHIO SI STRINGE
(nella foto: Paolo Pennesi, dal 2013 Segretario Generale del Ministero
del Lavoro, dal 2002 (12 anni) al vertice dell'attività ispettiva del
Ministero)
"""Un'ultima domanda: l'accesso breve è utile ai lavoratori e alle aziende o serve solo per organizzare qualche bella conferenza stampa?
Ci auguriamo di avere, al più presto, qualche risposta convincente."""
Così, con tono inusualmente sprezzante, si conclude una nota del 10 marzo a firma dei sindacati confederali interni del Ministero del Lavoro diretta solo a Pennesi, fresco di nomina da parte del precedente Ministro Giovannini.
Ma la notizia grave è un'altra: il fatto di Casalnuovo non è casuale. Si tratta di una morte annunciata, considerata l'altissima tensione nelle piccole aziende italiane e i già numerosi suicidi causati per lo più dall'atteggiamento delle banche e di Equitalia.Il ministero, in una sua circolare recente ribadisc che si "definisce" la modalità operativa dell'"accesso breve" come l'accesso finalizzato all'accertamento del lavoro "in nero".Gli ispettori dovranno: esclusivamente acquisire le dichiarazioni del personale presente con esclusivo riferimento alla data effettiva di costituzione del rapporto di lavoro e, qualora non emergano incongruenze in ordine a tali aspetti, il personale ispettivo potrà dichiarare concluso l'accertamento.Esula dall'accesso breve, secondo la circolare, qualunque altra indagine riferita a profili diversi da quello sopra indicato.Ebbene, di questi accessi brevi il Ministero ne ha programmati 50.000!!!
Ancora più grave è che questa attività "veloce" sembra abbia la priorità sulle richieste di intervento dei lavoratori e sulla conciliazione monocratica (ossia l'intervento dell'ispettore che, prima dell'accertamento, spinge le parti ad accordarsi, consentendo al lavoratore di avere una parte di quanto rivendicato e all'azienda di evitare l'ispezione).
Ma attenzione, i sindacati non intervengono per tutelare i lavoratori sul territorio bensì l'incolumità degli ispettori! Quindi non solo (meno male) non si faranno i 50.000 accessi brevi ma è dubbio che si facciano seriamente anche le altre attività.
Si, perchè è questa ormai la tendenza nel ministero del Lavoro: meglio non muoversi perchè altrimenti si combinano solo danni.
La difesa d'ufficio di Poletti è stata dunque un atto dovuto. Era chiaro che la questione non sarebbe finita li.
Ma non vorremmo che anche questa impennata dei sindacati confederali nei confronti di Pennesi fosse anch'essa una "finta".
Da dodici anni (e più) non viene condotta in Italia una seria attività ispettiva sul lavoro. Nonostente l'abnegazione e l'apporto insostituibile dei Carabinieri, il personale di vigilanza è posto nelle condizioni peggiori per lavorare. Si sono criticate tutte le leggi sul lavoro degli anni duemila. Ma quali sono state le indicazioni provenienti da chi doveva fornirle, all'interno del Ministero, per far sì che tali nuove norme fossero le meno dannose possibili? E i sindacati confederali interni perchè hanno fattole le belle statuine? Perchè i loro capi volevano comunque preservare il rapporto con un Dicastero così importante per i loro interessi (patronati, enti bilaterali, previdenza complementare, ecc.)?Solo una categoria in questi anni è stata felice: quella dei consulenti del lavoro, nonostante le numerose risposte agli Interpelli fossero in maniera pacchiana, preordinate a dare ragione a tutti su tutto, quanto più il soggetto interpellante fosse potente. E intanto la condizione dei lavoratori peggiorava.
Questa situazione durava da anni ma ci voleva, come spesso capita in Italia, il morto per svegliarsi.Non ci è piaciuta la reazione degli ispettori napoletani alla tragedia. E'stata controproducente, agli occhi dell'opinione pubblica, la scelta dell'autosospensione. Invece di schierarsi con il popolo, quegli ispettori, temendo solo per la loro incolumità personale, hanno tentato di fare blocco con la burocrazia e la dirigenza ministeriale. Scelta disastrosa, non a caso avallata dai sindacati interni che vi stanno affondando. Cosa farà la dirigenza, per ringraziarvi? Vi metterà nelle condizioni di non nuocere e poi, appena possibile, vi scaricherà. E invece poteva essere l'occasione per rivoltare il Ministero del Lavoro come un calzino, per mandare a casa chi nel ministero occupa poltrone per servire interessi altrui e non la collettività.
Ma chissà, forse siamo troppo pessimisti. E' in arrivo il Jobs Act, c'è un nuovo ministro che sembra avere gli attributi e non è detto che gli attuali dirigenti del ministero e i sindacati confederali interni non trovino il modo di trasformare, cari ispettori, la vostra vita in un paradiso.Abbiate fiducia: dopotutto sono decenni che li pagate e finora almeno il posto i lavoro ve l'hanno conservato.
"""Un'ultima domanda: l'accesso breve è utile ai lavoratori e alle aziende o serve solo per organizzare qualche bella conferenza stampa?
Ci auguriamo di avere, al più presto, qualche risposta convincente."""
Così, con tono inusualmente sprezzante, si conclude una nota del 10 marzo a firma dei sindacati confederali interni del Ministero del Lavoro diretta solo a Pennesi, fresco di nomina da parte del precedente Ministro Giovannini.
Ma la notizia grave è un'altra: il fatto di Casalnuovo non è casuale. Si tratta di una morte annunciata, considerata l'altissima tensione nelle piccole aziende italiane e i già numerosi suicidi causati per lo più dall'atteggiamento delle banche e di Equitalia.Il ministero, in una sua circolare recente ribadisc che si "definisce" la modalità operativa dell'"accesso breve" come l'accesso finalizzato all'accertamento del lavoro "in nero".Gli ispettori dovranno: esclusivamente acquisire le dichiarazioni del personale presente con esclusivo riferimento alla data effettiva di costituzione del rapporto di lavoro e, qualora non emergano incongruenze in ordine a tali aspetti, il personale ispettivo potrà dichiarare concluso l'accertamento.Esula dall'accesso breve, secondo la circolare, qualunque altra indagine riferita a profili diversi da quello sopra indicato.Ebbene, di questi accessi brevi il Ministero ne ha programmati 50.000!!!
Ancora più grave è che questa attività "veloce" sembra abbia la priorità sulle richieste di intervento dei lavoratori e sulla conciliazione monocratica (ossia l'intervento dell'ispettore che, prima dell'accertamento, spinge le parti ad accordarsi, consentendo al lavoratore di avere una parte di quanto rivendicato e all'azienda di evitare l'ispezione).
Ma attenzione, i sindacati non intervengono per tutelare i lavoratori sul territorio bensì l'incolumità degli ispettori! Quindi non solo (meno male) non si faranno i 50.000 accessi brevi ma è dubbio che si facciano seriamente anche le altre attività.
Si, perchè è questa ormai la tendenza nel ministero del Lavoro: meglio non muoversi perchè altrimenti si combinano solo danni.
La difesa d'ufficio di Poletti è stata dunque un atto dovuto. Era chiaro che la questione non sarebbe finita li.
Ma non vorremmo che anche questa impennata dei sindacati confederali nei confronti di Pennesi fosse anch'essa una "finta".
Da dodici anni (e più) non viene condotta in Italia una seria attività ispettiva sul lavoro. Nonostente l'abnegazione e l'apporto insostituibile dei Carabinieri, il personale di vigilanza è posto nelle condizioni peggiori per lavorare. Si sono criticate tutte le leggi sul lavoro degli anni duemila. Ma quali sono state le indicazioni provenienti da chi doveva fornirle, all'interno del Ministero, per far sì che tali nuove norme fossero le meno dannose possibili? E i sindacati confederali interni perchè hanno fattole le belle statuine? Perchè i loro capi volevano comunque preservare il rapporto con un Dicastero così importante per i loro interessi (patronati, enti bilaterali, previdenza complementare, ecc.)?Solo una categoria in questi anni è stata felice: quella dei consulenti del lavoro, nonostante le numerose risposte agli Interpelli fossero in maniera pacchiana, preordinate a dare ragione a tutti su tutto, quanto più il soggetto interpellante fosse potente. E intanto la condizione dei lavoratori peggiorava.
Questa situazione durava da anni ma ci voleva, come spesso capita in Italia, il morto per svegliarsi.Non ci è piaciuta la reazione degli ispettori napoletani alla tragedia. E'stata controproducente, agli occhi dell'opinione pubblica, la scelta dell'autosospensione. Invece di schierarsi con il popolo, quegli ispettori, temendo solo per la loro incolumità personale, hanno tentato di fare blocco con la burocrazia e la dirigenza ministeriale. Scelta disastrosa, non a caso avallata dai sindacati interni che vi stanno affondando. Cosa farà la dirigenza, per ringraziarvi? Vi metterà nelle condizioni di non nuocere e poi, appena possibile, vi scaricherà. E invece poteva essere l'occasione per rivoltare il Ministero del Lavoro come un calzino, per mandare a casa chi nel ministero occupa poltrone per servire interessi altrui e non la collettività.
Ma chissà, forse siamo troppo pessimisti. E' in arrivo il Jobs Act, c'è un nuovo ministro che sembra avere gli attributi e non è detto che gli attuali dirigenti del ministero e i sindacati confederali interni non trovino il modo di trasformare, cari ispettori, la vostra vita in un paradiso.Abbiate fiducia: dopotutto sono decenni che li pagate e finora almeno il posto i lavoro ve l'hanno conservato.
sabato 8 marzo 2014
venerdì 7 marzo 2014
giovedì 6 marzo 2014
VAI AVANTI, COTTARELLI!
PRIMA CHE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE UCCIDA IL PAESE CON I SUOI SPRECHI..........
...........SPERIAMO CHE CARLO COTTARELLI SAPPIA INDICARE I RAMI DA TAGLIARE!
AVANTI COSI', CARLO. SIAMO CON TE!
(nella foto: Carlo Cottarelli, Commissario alla Spending Review)
...........SPERIAMO CHE CARLO COTTARELLI SAPPIA INDICARE I RAMI DA TAGLIARE!
AVANTI COSI', CARLO. SIAMO CON TE!
(nella foto: Carlo Cottarelli, Commissario alla Spending Review)
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