AGL: speriamo che le parole di Papa Francesco
illuminino i parlamentari che stanno elaborando la riforma della
Pubblica Amministrazione italiana...
***************************
Francesco: dare lavoro a
tutti i giovani, non solo ai raccomandati
Fare di tutto per sconfiggere la disoccupazione giovanile. E’
l’appello levato da Papa Francesco nell’udienza ai partecipanti
al Progetto Policoro, iniziativa per il lavoro giovanile nata
vent’anni fa come frutto del Convegno ecclesiale nazionale di
Palermo. Francesco ha incoraggiato i giovani a non rassegnarsi
dinanzi alle difficoltà nel trovare lavoro e ha ammonito che il
lavoro non deve essere un dono concesso solo ai raccomandati.
Nell’occasione di questa udienza, il Papa ha incontrato anche un
gruppo di detenuti della Casa di Reclusione di Sant'Angelo dei
Lombardi. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
http://it.radiovaticana.va/news/2015/12/14/francesco_dare_lavoro_ai_giovani,_non_solo_ai_raccomandati/1194231
Il Progetto Policoro ci dimostra che anche per i giovani è
possibile un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale. Papa
Francesco ha esordito così nel suo discorso tutto incentrato sulla
dignità del lavoro, specie per i giovani. “Non perdiamo di vista
l’urgenza di riaffermare questa dignità!”.
Troppi giovani sono vittime della disoccupazione
Ogni
lavoratore, ha soggiunto, “ha il diritto di vederla tutelata, e in
particolare i giovani devono poter coltivare la fiducia che i loro
sforzi, il loro entusiasmo, l’investimento delle loro energie e
delle loro risorse non saranno inutili”:
“Quanti giovani oggi sono vittime della disoccupazione! E
quando non c’è lavoro, rischia la dignità, perché la mancanza
di lavoro non solo non ti permette di portare il pane a casa, ma non
ti fa sentire degno di guadagnarti la vita! Oggi sono vittime di
questo”.
Il lavoro non vada solo a raccomandati e corrotti
“Quanti
di loro – ha ripreso – hanno ormai smesso di cercare lavoro,
rassegnati a continui rifiuti o all’indifferenza di una società
che premia i soliti privilegiati – benché siano corrotti – e
impedisce a chi merita di affermarsi”:
“Il premio sembra andare a quelli che sono sicuri di se stessi,
benché questa sicurezza sia stata acquisita nella corruzione. Il
lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è
un diritto per tutti!”
Voi, ha detto rivolgendosi ai giovani del Progetto Policoro,
“rappresentate certamente un segno concreto di speranza per tanti
che non si sono rassegnati, ma hanno deciso di impegnarsi con
coraggio per creare o migliorare le proprie possibilità
lavorative”. Il mio invito, ha detto, “è quello di continuare a
promuovere iniziative di coinvolgimento giovanile in forma
comunitaria e partecipata”. Spesso, ha constatato, “dietro
a un progetto di lavoro c’è tanta solitudine: a volte i nostri
giovani si trovano a dover affrontare mille difficoltà e senza
alcun aiuto”. E, ha proseguito, “le stesse famiglie, che pure li
sostengono – spesso anche economicamente – non possono fare
tanto, e molti sono costretti a rinunciare, scoraggiati”.
La risposta della Chiesa è la testimonianza
Di
fronte a questa situazione, ha esortato Francesco, la Chiesa è
chiamata a dare una testimonianza, a “sostenere le nuove energie
spese per il lavoro; promuovere uno stile di creatività che ponga
menti e braccia attorno a uno stesso tavolo”, la Chiesa “accomuna
tutti”. E ha messo in guardia da chi confonde la “realizzazione”
della persona “con un certo modello di ricchezza e di benessere
che spinge a ritmi disumani. Non sia così per voi”. “Alla
scuola del Vangelo, dunque”, ha ribadito, troviamo “la via
giusta”:
“È vero, Gesù non ha direttamente insegnato come inventarci
possibilità lavorative: no, ma la sua parola non smette mai di
essere attuale, concreta, viva, capace di toccare tutto l’uomo e
tutti gli uomini. Oggi parla anche a noi: ci esorta a fare delle
nostre idee, dei nostri progetti, della nostra voglia di fare e di
creare una lieta notizia per il mondo”.
Prendersi cura dei giovani disoccupati, sono la carne di
Cristo
“Il vostro lavoro – ha detto ancora – io
l’ho molto a cuore, perché soffro quando vedo tanta gioventù
senza lavoro, disoccupata”. Ed ha rammentato che in Italia, i
giovani fino a 25 anni soffrono quasi il 40% di
disoccupazione. A volte, ha detto con un rammarico, un giovane
disoccupato si ammala, “cade nelle dipendenze o si suicida”:
“Questi giovani sono la nostra carne, sono la carne di Cristo e
per questo il nostro lavoro deve andare avanti per accompagnarli e
soffrire in noi quella sofferenza nascosta, silenziosa che angoscia
loro tanto il cuore. Vi assicuro la mia preghiera, vi sono vicino:
contate su di me, per questo, perché questo mi tocca tanto”.