Da ADNKRONOS
“””Le proposte per il
Governo
Per i manager occorrono meritocrazia, lotta evasori e sanità privata
Occasione, gli stati generali della
Cida tenutisi ieri mattina a Milano. "Occorre -spiega il
presidente della Confederazione Silvestre Bertolini- ridurre
l'ingerenza politica nella gestione delle strutture sanitarie".
Milano,
27 nov. (Adnkronos) - Gestione privata della sanita', meritocrazia
nell'amministrazione pubblica e stretta sull'evasione. Questi
alcuni dei punti fondamentali del rinnovamento politico-economico che
la Cida, la Confederazione dei dirigenti d'azienda, propone al
presidente del Consiglio Mario Monti per rilanciare l'economia del
Paese. Occasione, gli stati generali della Cida tenutisi ieri mattina
a Milano. "Occorre -spiega il presidente della Confederazione
Silvestre Bertolini- ridurre l'ingerenza politica nella gestione
delle strutture sanitarie".
Sul
fronte della meritocrazia, la Cida propone di utilizzare per la
valutazione dei dirigenti "gli stessi criteri della dirigenza
privata, basata su performance, merito e raggiungimento di
obiettivi". In generale il presidente chiede "un
dimagrimento strutturale di uffici e apparati statali, una riduzione
dell'infrastruttura politica ed una governance statale snella ed
essenziale". Per Bertolini e' necessario intervenire anche sul
fronte dell'evasione, "riducendo per gli evasori i benefici
pubblici, come i servizi sanitari ed assistenziali, l'eleggibilita' a
cariche pubbliche e il diritto alla privacy". Su quest'ultimo
punto, "pubblicare i nomi degli evasori" potrebbe essere
utile.La crescita non si fa per decreti" sottolinea Bertolini
parlando della politica industriale italiana. Al riguardo ritiene
necessaria una "vera e propria rivoluzione culturale". Per
il presidente la direzione da prendere e' quella della diffusione del
modello delle reti d'impresa e dell'aumento della convenienza fiscale
per le attivita' che si vogliono internazionalizzare.”””
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COMMENTO ADIR-AGL
Non eravamo presenti a questa
iniziativa della CIDA ma non crediamo di esserci persi molto. In
effetti, se le conclusioni sono queste, si tratta ( per la parte
strettamente attinente a sanità,meritocrazia, evasione e ruolo della
dirigenza mentre, per il resto, relativo allo snellimento della PA e
della politica e allo sviluppo economico si può anche essere
d'accordo) delle consuete banalità che andavano di moda qualche anno
fa e che ormai neppure coloro che ne furono i primi assertori, dati
gli esiti , si degnano di riproporre.
Se meritocrazia significa raggiungere
determinati incarichi sulla base di quanto si è fatto e di quanto si
sa, la CIDA è perfettamente al corrente che questa non è mai stata nè
nel pubblico nè nel pubblico privatizzato la realtà.
La nomina infatti è solo politica. Tutt'al più la politica negli
ultimi tempi attinge più alle proprie riserve di trombati senza
speranza che al vivaio creato, su basi clientelari o parentali, dalla
casta dirigenziale stessa. Possiamo leggere queste affermazioni,
quindi, come il disappunto di chi si vede relegato al ruolo di
seconda scelta cercando di recuperare celandosi dietro una presunta
meritocrazia. Coloro che restano fuori da questo gioco, tutt'altro
che meritocratico sono, invece, i giovani dirigenti di valore che non
trovano occasioni e sono costretti a guardare all'estero. Nel privato
non se ne uscirà finchè non si guarderà finalmente allo sviluppo
di produzioni che abbiano un futuro e richiedano un nuovo dinamismo.
Nel pubblico finchè non si
riapriranno le possibilità di carriera e si darà la possibilità ai
funzionari più bravi di divenire dirigenti attraverso una sorta di
apprendistato interno (la vicedirigenza o predirigenza), creando un
bacino da cui attingere. Scontato
ribadire che tutto ciò potrà realizzarsi solo avendo una università
che formi sul serio e in cui anche i docenti siano reclutati sulla
base della meritocrazia e non delle parentele. E non sarebbe male
abolire anche il valore
legale del titolo di studio. E, a completamento, riformare la materia
delle professioni
protette, semplicemente rifacendosi alla realtà europea che su
questo, stranamente, fatichiamo ad emulare.
Finchè il privato (sia riguardo alle
strutture sanitarie che al corredo assicurativo)sarà all'italiana
sarà meglio che la sanità rimanga pubblica, accontentandoci semmai, in un primo momento,
di reprimere una volta per tutte comportamenti scandalosi di certe
regioni nei quali non si può negare abbiano un ruolo certi manager
che dicono di ispirarsi a principi propri del privato. Quanto
all'evasione, come non osservare che così come alle auto si chiedono
determinate prestazioni per avere un'alta valutazione così, riguardo
ai dirigenti, è senz'altro più quotato colui che è più abile nel
far risparmiare risorse alla proprietà anche a costo di eludere o
evadere il fisco? Un manager esperto di paradisi fiscali ha oggi più
o meno possibilità di lavoro nelle aziende (oltre che nelle
pubbliche amministrazioni o nei partiti) di uno che non lo sia o lo
sia ma non voglia mettere a frutto quella parte del suo sapere?
E' fuorviante (oltre che superato )
sostenere che la soluzione sia ridurre l'ingerenza politica nelle
strutture sanitarie. Innanzitutto perchè c'è la criminalità
organizzata che tira i fili, in molte situazioni, come
quotidianamente ci dice la cronaca, pensando essa a coordinare
cattiva politica e cattiva dirigenza sanitaria. Ma anche se
depurassimo la sanità da questa presenza, resterebbero aperti alcuni
problemi . Politica e dirigenza contrariamente a quel che tutti
dicono dovrebbero essere più uniti e concordi che mai, pur svolgendo
separatamente i propri compiti e non sostituendosi (spesso
prostituendosi) l'una all'altra. Ma ciò a tempo determinato, in modo
da prevenire il formarsi di strutture di potere permanenti e dannose.
E il tempo deve coincidere con la legislatura (nazionale o regionale)
e con il contratto del dirigente. Siamo per lo Spoils System (che
ovviamente richiederà le necessarie modifiche dell'architettura
legislativa) che non significherà mandare a casa dirigenti
meritevoli ma dare la possibilità ai nuovi, altrettanto dotati, di
subentrare, ottimizzando il rapporto dirigenza/politica.Attingendo dal suddetto bacino.
Se non altro, perchè il sistema
attuale, alternativo, non ha funzionato. Sintomatico come la CIDA
parli , in materia di dirigenza pubblica, di valutazione ispirata al
settore privato facendo finta di non sapere che ciò per legge esiste
sin dal 1993 (da vent'anni) ma nessuno l'ha presa sul serio, per
mancanza di convenienza e di volontà politica, innanzitutto dei più
grandi sindacati (compresa la CIDA) che notoriamente intrecciano con
la dirigenza interessi non esattamente orientati al bene pubblico.
Da ultimo, tornando all'evasione
fiscale, due sono le cose: o la CIDA intende far sbagliare strada
allo Stato (suggerendo una via di illusoria repressione pura e
semplice di comportamenti criminali, senza aggredire la fonte del
problema) oppure, come sospettiamo, l'attuale gerontocratica
dirigenza privata e pubblica che la CIDA vorrebbe tutelare è
abissalmente distante dal mondo del lavoro e della produzione. Ed è
allarmata solo dalla possibilità che anche per loro i soldi pubblici
comincino a prosciugarsi. Come
si fa infatti a non porre l'accento, nelle dichiarazioni, sul fatto che
l'evasione è il
risultato di un sistema fiscale fallito, basato su una P.A monstre ,
che spende troppo pur pagando poco i suoi dipendenti, su aliquote
spropositate e su una giungla di adempimenti demenziale? Che il
lavoratore e il piccolo imprenditore per sopravvivere , dato il cuneo
fiscale che pesa sulle retribuzioni e quindi sulla competitività,
sono giocoforza costretti a praticare il nero?
La CIDA avrebbe fatto meglio a proporre, se proprio avesse voluto dire
qualcosa di nuovo,
ai propri associati di adottare regole di comportamento tali che
autoimpongano ai manager , in questo momento così delicato per il
Paese, nella vita interna delle loro aziende, di aiutare innanzitutto
lo Stato a colpire comportamenti illeciti, anteponendo la legalità
alla necessità, spesso contrastante, di favorire il successo della
propria azienda, chiudendo un occhio su comportamenti della
proprietà. Avrà il coraggio di farlo, prima o poi? Ad esempio
schierandosi con chi vuole che si ritorni a una disciplina più seria
contro il falso in bilancio?
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