Levata di scudi dei sindacati
corporativi della dirigenza statale contro l'articolo di Giavazzi e
Alesina intitolato: “I distruttori delle riforme”
Per chi non ricordasse, clicchi sul
seguente link:
Si esordisce con banalità belle e
buone, dichiarando di rappresentare la dirigenza che vuole le
riforme. Ma tutti in Italia vogliono le riforme. Solo con un piccolo
particolare: che nessuno precisa quali siano le riforme che si
vogliono, quindi è sottinteso che, dato che nel mondo del lavoro
nessuno è masochista, il criterio sia quello “purchè non vengano
lesi i nostri interessi” (e questi, invece, ogni categoria sa
benissimo quali siano).Altra ipocrisia, quella di presumere che la
dirigenza sia abituata a rispettare le leggi, quando è ormai
comunemente acquisita la convinzione che in Italia (Giovanni
Giolitti) “Per i cittadini le leggi si applicano, per gli amici si
interpretano, per alcuni si eludono “. E poiché il politico si
occupa di politica e di farle, le leggi, e l'impiegato dipende dal
dirigente, ormai dovrebbe essere scontato che sia quella del
dirigente la figura più rilevante di quella delicata fase.
Che certa dirigenza non voglia essere
eletta, lo sapevamo. Ovvio: per non dover rendere conto a nessuno dei
propri abusi . Ma nessuno ha mai chiesto questo (l'elettività). Quel
che si pretende è che la dirigenza faccia funzionare lo Stato al
meglio, coordinandosi e non remando contro dei politici che siano
eletti dal popolo.Se il dirigente, come avviene ora, ha la libertà
di ostacolare l'esplicarsi della volontà popolare è come se si
inserisse della sabbia in un motore. Se la maggioranza
dell'elettorato dà fiducia a una determinata coalizione è giusto
che alla stessa venga messa a disposizione la macchina migliore
possibile, scegliendosene gli uomini che la compongono, in modo da
non avere alibi in caso di fallimento, pagando l'incapacità con la
mancata rielezione.E se un dirigente dimostra capacità e
applicazione in un quinquennio perchè non potrebbe vedersi
riconfermato nell'incarico? Quale politico, anche di parte avversa,
avrebbe interesse a non farlo? Questa storia poi che i dirigenti non
possano operare perchè i politici non sanno fare le leggi non la
beve più nessuno.Tutti sanno ad esempio che la Fornero ha toppato
sulla vicenda esodati non perchè era con la testa fra le nuvole ma
perchè tradita dai dirigenti del suo Ministero cui aveva affidato,
giustamente, l'elaborazione della riforma dal punto di vista
tecnico.Chi ha pagato per questo svarione che ha rovinato la vita a
migliaia di persone? Ancora stiamo aspettando che in quel Dicastero
qualcuno venga avvicendato da gente più preparata colpevole solo di
non far parte di cordate di padrini presenti e passati (ma ancora
presenti...).Potremmo fare decine di altri esempi come questo.Lo
Spoils System istituzionalizzerebbe questa sana pulizia periodica,
liberando la PA da dirigenti incapaci che tolgono lavoro ad altri
dirigenti più preparati e bravi.Quelli che “adattano” le
proposte di efficientamento della PA non sono i politici i quali
vanno e vengono e spesso non sanno neppure come è fatta
l'amministrazione di cui vengono nominati ministri (tanto sanno che
stando così le cose, sarebbe fatica sprecata cercare di apprendere e
quindi si affidano al capo di gabinetto o a referenti interni magari
conosciuti in passato) ma i padrini, quelli che vogliono mantenere i
posti inutili per gli amici incapaci o peggio.
Altra perla è quella di rivendicare
maggiore attendibilità per il solo fatto di essere riusciti a essere
ricompresi nelle OO.SS. Rappresentative in alcune aree della
dirigenza.Ma come? Non avevamo detto che la dirigenza è al servizio
dello Stato, quindi dei cittadini? E si ha presente cosa pensano i
cittadini della Pubblica Amministrazione diretta, in ogni ramo, da
anni, da chi ha vinto un concorso ed è stato nominato con i
meccanismi che tutti conosciamo?Cerchiamo quindi innanzitutto di
ripristinare livelli minimi di decenza nei comportamenti di fronte
all'opinione pubblica (esempio: perchè i dirigenti del Ministero del
Lavoro non restituiscono i premi di recente elargiti a pioggia, senza
effettivi criteri meritocratici dalla Fornero,
chiedendo innanzitutto che siano
rideterminati , rendendo pubblici non solo le somme ma soprattutto
quali obbiettivi si sarebbero raggiunti da ognuno tali da
giustificare l'eventuale premio?E restituendo ciò che avanza allo
Stato?) dopo, ma solo dopo, una categoria di lavoratori potrà dire
la sua su un problema (l'eventuale adozione di un sistema di spoils
system) che , ovviamente, è soprattutto di interesse generale e solo
di riflesso categoriale. Non c'è di peggio, per ogni Casta, che le
proprie questioni vengano portate in piazza da chi, per giunta, come
gli illustri professori, non può venir colpito dalle ritorsioni di
una Pubblica Amministrazione che al suo interno, ci risulta, non a
caso, sia divenuta molto più spietata nell'utilizzo dello strumento
disciplinare finalizzato a non far trapelare verità scomode. E chi è
deputato ad avviare l'azione disciplinare?Guarda caso: il dirigente.
La reazione scomposta della dirigenza a
questi rilievi di Giavazzi e Alesina si sta quindi trasformando in un
boomerang per la Casta dirigenziale rivelando all'opinione pubblica
che esiste da anni una questione di democrazia e di limitazione di
diritti che va risolta (è noto che per il dipendente pubblico, in
conflitto col dirigente, l'attuale normativa preveda una tutela
giurisdizionale pressochè inesistente).
E' addirittura comico che dirigenti
sindacali pubblici abbiano elaborato un manifesto (mandandolo al
Corriere della Sera ) non per dire chiaramente cosa loro ritenessero
giusto ma per far recitare a un ipotetico cittadino una specie di
poesia di natale in cui egli descrivesse il suo ideale di dirigente
statale. Cioè, questi signori sono talmente abituati a fare il bello
e il cattivo tempo che addirittura trattano il cittadino come quel
pappagallo in braccio al ventriloquo cui viene fatto dire di tutto e
di più secondo i propri comodi.
Ognuno è libero di scrivere ciò che
crede come vuole, suggeriremmo però, per testare appieno il sostegno
popolare alle tesi di questi sindacati corporativi che ambiscono a
parlare anche in nome del popolo, di far visionare (e controfirmare,
per solidarietà) i punti del manifesto:
- a quei giovani laureati senza entrature che hanno sperimentato sulla loro pelle cosa significhi tentare di diventare dirigente pubblico tramite concorso
- a quei dipendenti pubblici che sanno effettivamente se è vero che i più bravi e solo loro possano diventare in Italia dirigenti pubblici
- a coloro che invano cercano su internet gli obbiettivi chiari e misurabili su cui si è convinti che si siano misurati i dirigenti
- agli impiegati che custodiscono i faldoni o i files contenenti le “valutazioni meritocratiche” di dirigenti verso altri dirigenti e a tutti gli studiosi che da decenni elaborano ipotesi su sistemi valutativi attendibili per i dirigenti
- agli impiegati che hanno lavorato fianco a fianco con dirigenti che hanno servito lo stato con poca dignità e poco onore, spesso silenti per timore
- ai cittadini e alle imprese che hanno ricevuto danni irreparabili a causa dei tempi e delle modalità di attuazione delle leggi da parte di dirigenti pubblici
- agli aspiranti dirigenti di giovane età che dovrebbero attendere che per 40 anni o più il dirigente possa esercitare la propria funzione, indipendentemente dai risultati e alla faccia delle attuali normative che prevedono il contratto a tempo determinato
- ai politici che si sono visti sistematicamente boicottati dalla dirigenza (e dai sindacati loro alleati) quando hanno tentato di cambiare qualcosa nel funzionamento del proprio dicastero, dovendosi arrendere
E' singolare che si trasformi la
realtà, non ammettendo che non è il cittadino che non vuole che il
dirigente sia amico del politico di turno ma è il dirigente che è
terrorizzato dall'eventuale amicizia del cittadino col politico.E
spinge il cittadino ad avvicinare il politico per chiedere un favore,
essendo questa l'unica condizione per avere, in tempi brevi, quanto
occorre a sé stesso o alla propria azienda per sopravvivere.E' tutto
il meccanismo quindi che è bloccato (soprattutto in certe zone del
paese). Il rimedio è in un cittadino con un maggiore senso civico,
in un politico correttamente scelto dal popolo disincentivato a
praticare la corruzione ma, soprattutto, in una dirigenza soggetta a
un rinnovamento periodico e predeterminato, per evitare incrostazioni
e deviazioni personalistiche o di gruppo di interesse.
I dirigenti italiani dovrebbero
smetterla di dare sostegno a questi falsi e fallimentari tutori
sindacali dei loro interessi. Perchè fallimentari? Perchè hanno
posto la dirigenza contro il popolo italiano, invece di renderla
protagonista del necessario cambiamento, condannandoli, alla lunga, a
una sicura sconfitta .Il cittadino non è stupido, comprende, quando
ha un rapporto di anni con un ufficio importante per la propria vita
e per il proprio lavoro, che se i politici (e i partiti) vanno e
vengono, gli impiegati sono tartassati, malpagati e umiliati e i
dirigenti mantengono la stessa poltrona per anni senza che ciò sia
giustificato da risultati, è nella dirigenza che c'è qualcosa che
non va. I sindacati della dirigenza se la prendono con i politici, ma
vi ingannano. Chi è dentro a queste realtà sa che vi sono figure
nell'ombra, tramite tra dirigenza e politici (e partiti) di turno,
spesso ex dirigenti e/o sindacalisti di quella amministrazione (i
padrini) , che pochi (i sindacati sicuramente)conoscono ma che tirano
le fila dei “movimenti” che contano. Che sono in grado di far
stare sulla stessa poltrona per anni lo stesso dirigente o di
avvicendarlo, mettendo ogni pedina al proprio posto, anche tramite
trasferimenti velocissimi. Spesso lo scambio di favori e il nepotismo
e non certo il pubblico interesse è il motore di questi movimenti.
E' umiliante che ancora in Italia una
persona brava e preparata che voglia fare carriera debba sottostare a
queste logiche e compromessi. Ecco, questo è ciò contro cui devono
combattere i dirigenti che intendano servire lo Stato e non altre
entità. Lo Spoils System è temutissimo da questo sistema perchè da
una parte promuoverebbe il periodico forzato cambiamento togliendo il
potere a questi “pupari” e dall'altra creerebbe un legame forte
tra cittadini elettori, politica, dirigenza per una PA più
efficiente, rendendo inutile il ruolo di questi convitati di pietra.
Come vedete, siamo di fronte ad un
altro esempio di come la nostra povera Carta Costituzionale (in
alcune parti, certamente, da cambiare) sia stata strumentalizzata per
scopi tutt'altro che alti.
Speriamo che le prossime elezioni
portino elementi di novità in materia.