I dati diffusi da Confartigianato sui
costi della burocrazia fanno impressione. Se ne parla da anni ma
evidentemente fare qualcosa di serio per ridurla, razionalizzarla e
modernizzarla si è rivelato impossibile.
Diamo per scontato che
sull'interpretazione del fenomeno e sull'identificazione di esso come
un problema (“il” problema?) si sia concordi. Per lo meno tra i
cittadini che non abbiano le mani in pasta con quel groviglio di
interessi e vogliano sinceramente il bene di sé stessi, delle loro
famiglie, delle loro imprese (se non le hanno già chiuse).La domanda
capitale è : “che fare?” ma soprattutto “chi può fare di
più?” (l'assonanza sanremese è puramente casuale).
Soggetti politici che vogliano
veramente innovare, all'orizzonte, non se ne vedono. Per ragioni
diverse e comprensibili. Uno schieramento ha nell'elettorato
appartenente al pubblico impiego uno dei propri pilastri. Un altro è,
per sua natura, punto di riferimento, di fatto, della dirigenza (e si
sa che i generali, senza un esercito, anche scalcinato, contano ben
poco) cioè di chi nella PA è presente non a caso e svolge ruolo di
garante per il perpetuarsi del potere, un altro ancora ha capito, sin
dal 1994 che anche se a malincuore e turandosi il naso con la
burocrazia deve fare i conti (e non può regolare i conti) se non
vuole che le proprie “riforme” tese a favorire determinate
categorie e territori serbatoio elettorale si spengano nel nulla.
Altri schieramenti, oggi marginali, abituiamoci a valutarli meglio
una volta che avranno avuto veramente a che fare col mostro. Ne
usciranno (la storia ci dice questo) o fagocitati, o isolati e
sconfitti oppure ne assaggeranno per un po' i privilegi in attesa
della normalizzazione. Soggetti economico-imprenditoriali hanno
dimostrato di avere un rapporto di amore-odio con la burocrazia. La
detestano quando la stessa manda a monte i propri affari ma spesso,
in silenzio e di nascosto, cercano di mettersi d'accordo con essa,
anche illecitamente, per fregare i concorrenti. Diciamo poi che in
Italia questi soggetti non hanno mai brillato per attaccamento ad
interessi superiori o al bene comune. Meglio non illudersi e non fare
affidamento su di loro. I sindacati grandi e storici sono in rapporto
di interesse con gli alti livelli burocratici. Da uno scambio con
essi derivano i residui favori e privilegi che riescono a strappare
per conservare gli iscritti da loro rappresentati, che si
accontentano sempre di meno, così come quei sindacati li hanno
gradualmente abituati a fare. I sindacati piccoli sono stati
annullati da una normativa sulla rappresentatività di cui sinora né
loro né altri hanno pienamente compreso la natura sostanzialmente
ingannevole e antidemocratica (cosa c'è di più autoritario della
finta democrazia?). Restano i lavoratori pubblici, cioè noi, per la
verità sempre più presi dal problema di campare giorno per giorno
più che dalle preoccupazioni sulla sorte della democrazia. Diciamo
loro: quando avrete tempo di rifletterci vi accorgerete che in Italia
nulla è cambiato e nulla muterà finchè non saranno proprio i
lavoratori pubblici a far propria la bandiera della lotta alla
burocrazia (già, proprio quella che apparentemente vi dà da
mangiare – anche se in realtà è il contribuente che lo fa- e
quella nella quale sognate ancora che un domani vostro figlio possa
assere assunto tramite un concorso), della battaglia perchè vengano
ridotti gli adempimenti per avviare una nuova impresa, per costituire
un nuovo rapporto di lavoro, i passaggi per accedere al credito o
quelli fiscali. Così come per ridurre e semplificare le leggi e per
digitalizzare la pubblica amministrazione. Perchè innanzitutto voi
(noi) siamo quelli ad aver bisogno di una giustizia veloce ed
efficiente, di servizi alla famiglia veri , diffusi, alla portata
delle nostre tasche. Prendiamola allora in mano questa bandiera e
muoviamoci, non fidandoci di coloro che dicono che se si riducesse la
burocrazia questo significherebbe perdere tanti posti di lavoro
impiegatizi. Ci ricattano e ci ingannano, per farsi sempre gli affari
loro. Ragioniamo con la nostra testa, guardiamo (almeno su questo)
all'Europa e lasciamo al loro destino i demagoghi sindacali , gli
unici che hanno interesse a che si perpetui questo sistema perverso,
temendo che in caso contrario dovrebbero tornare a lavorare sul
serio.
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