Qualche tempo fa evocammo una bufala
per qualificare la novità della Srl “senza spese notarili “(ma
con carico fiscale intatto) . Ecco possiamo ora dire che grazie a
Passera quella bufala ha trovato il marito: il “rimborso” alle
imprese dei crediti vantati nei confronti delle Pubbliche
Amministrazioni. E' un coro di lamentele e delusioni da parte di
tutte le organizzazioni datoriali e le grandi e piccole imprese.
Perfino l'ABI (Associazione Bancaria Italiana) ha preso coraggio e
dopo la bufera Mussari il nuovo presidente ha sfacciatamente
partecipato al coro criticando il governo. Come si diceva in campagna
(continuiamo nel filone zootecnico”) è un po' “il bue che dice
cornuto all'asino”.
Ma ciò che è più comico è il
seguito. Data per scontata l'impossibilità di trovare i soldi
occorrenti per tener fede alla promessa (che, al contrario della
restituzione dell'IMU, era stata fatta da tutti in campagna
elettorale) è un fiorire di ipotesi su quale sia il soggetto cui
infliggere il salasso. In particolare ora si parla delle entrate dei
Comuni e delle Regioni (non si parla per pudore delle provincie che
tutti danno per abolite e invece sono ancora lì come se niente
fosse).
Nessuno ricorda invece che il problema
sarebbe già risolto se si consentisse piena e generalizzata
applicazione di un principio di civiltà da anni recepito nella
nostra normativa: la possibilità che il contribuente (tali sono le
imprese di cui si parla) possa compensare i debiti verso l'Erario con
i crediti vantati nei suoi confronti. Certo, diminuirebbe di colpo il
gettito e questo non potrebbe permetterselo una macchina burocratica
ipertrofica e autoreferenziale, difetti dei quali abbiamo parlato più
volte in altri interventi. Indicando anche la soluzione:
riorganizzando da zero la Pubblica Amministrazione, costringere le
banche, se necessario minacciandole di esproprio, a concedere credito
alle imprese, smetterla di ammazzare di tasse il Paese. E se fosse
proprio questo l'oggetto del contendere e il motivo dello stallo
politico?
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