Concordiamo con chi osserva che la pur
vituperata cura Monti stia producendo, a confronto con altri paesi,
pure indebitati meno di noi, un miglioramento relativo della nostra
situazione, facendo riferimento al tasso di crescita del debito, al
debito aggregato, alla solidità patrimoniale e all'avanzo primario.
E ci richiama al rischio che una minore crescita del debito, però,
possa condurci ad una maggiore recessione. Pure sul fatto che la
maggiore pressione fiscale porti a minore competitività e minori
consumi. I dati della nostra industria manifatturiera, della
meccanica, dell'agricoltura, rapportati a quelli della concorrenza
internazionale, sarebbero confortanti se non fosse per il crollo del
nostro mercato interno e per lo svantaggio fiscale comparato delle
nostre aziende. La soluzione potrebbe essere quella di forzare i
vincoli europei accelerando i pagamenti alle imprese dei debiti della
PA e frenare la pressione fiscale. Ma quest'ultima , se attuata,
comprometterebbe, riducendo il gettito, la possibilità, per lo
Stato, così come organizzato (male) di effettuare i primi. Ecco
perchè riteniamo che le vere soluzioni siano due: riorganizzare da
zero la Pubblica Amministrazione perchè è solo lì che possono
aversi veri risparmi e combattere e vincere la guerra contro il
credit crunch iniziando, come Stato, a minacciare di esproprio e
nazionalizzazione le imprese bancarie che perseverassero in questa
condotta restrittiva del prestito alle imprese e alle famiglie. E'
questa la vera, ultima battaglia, da vincere per riappropriarci del
nostro destino. Più urgente della riforma elettorale (che non
faranno), della riduzione dei costi della politica (importante per il
segnale, non per le quantità) e dell'inseguimento di fantasmi
analoghi.
La discriminante vera dello scenario
politico nell'immediato futuro sarà tra chi vorrà veramente
combattere questa guerra nello Stato e nelle Banche e chi non avrà
interesse a farlo, resistendo passivamente e in maniera
opportunistica ed attendista. Il contesto potrà essere di ripresa
dalla crisi o , come si mormora, di fallimento e rovina, ma questo
non è prevalentemente nelle nostre mani. La battaglia interna,
invece, si.
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